Il petrolio: definizione e classificazione

Il petrolio è un combustibile fossile, di origine organica, che si estrae da giacimenti sulla terraferma oppure offshore. Si tratta di una fonte non rinnovabile in quanto il processo per la sua formazione richiede milioni di anni, approfondisci la definizione di fonte energetica qui. Una volta estratto, viene trasportato nelle raffineria dove sarà trasformato in un’ampia  gamma di prodotti derivati. Infatti quando parliamo di petrolio stiamo parlando di tutto e di niente: il petrolio è un miscuglio di idrocarburi pesanti e leggeri, di acqua e fango, e tantissime altre sostante contenute all’interno del giacimento come lo zolfo. Da qui, si può capire che in funzione al sito di estrazione, il giacimento per intenderci, si possono avere tantissime tipologie di petrolio con caratteristiche differenti e contenuto di zolfo.

Come si è formato il petrolio? Come già detto, il greggio è una miscela di idrocarburi che si è formata, in alcune zone del globo dove, materiale organico derivante da animali marini o da vegetali, depositatosi in bacini impermeabili, ha subito reazioni chimiche complesse. Naturalmente, stanti le differenti condizioni genetiche, differente è anche la composizione della miscela d’idrocarburi risultante dalla trasformazione del materiale organico originario. Mediamente un greggio contiene l’84% di Carbonio, il 14% di Idrogeno, 1-3% di Zolfo, meno dell’1% di Azoto, Ossigeno, Metalli e Sali.

Come possiamo classificare il petrolio? In prima analisi possiamo classificare il greggio in base alla sua densità: solitamente tutti i petroli hanno una densità minore di uno, ossia minore della densità dell’acqua. Esistono petroli con una densità molto bassa, chiamati leggeri, e petroli con una densità più elevata, chiamati pesanti. La densità del greggio è misurata tramite l’unità di misura API (American Petroleum Institute) in una scala da 10 a più di 50. Più è alta l’API più il greggio viene considerato leggero. Per quel che riguarda la classificazione, un petrolio con API minore di 24 è considerato pesante, tra 24 e 33 medio, mentre da API 34 in poi leggero. Più il petrolio è leggero (light crudes) più è apprezzato, perché i prodotti di raffinazione sono più pregiati, ovvero benzina. I giacimenti italiani più importanti sono quelli siciliani e lucani, il cui greggio ha le seguenti caratteristiche: Specific Gravity: 0.94; Rendimento alla distillazione: Benzine: 7%; Kerosene: 15%; Zolfo: 2.4%; Asfalto: 30%.

Un altro modo di classificare il greggio è in base al suo contenuto in Zolfo (sia esso in forma
di H2S o legato in altro modo):
• Sour: greggi con alto contenuto in zolfo;
• Sweet: greggi con basso contenuto in zolfo.

Gli sweet crudes sono i più attrattivi, perché necessitano di meno interventi, costosi ed inquinanti, per eliminare lo zolfo. Meno quantità di zolfo è disciolta nel greggio, migliore sarà il suo valore economico.

Come valutiamo in borsa il petrolio? Date le numerose tipologie di greggio esistenti, si è optato per tre categorie quali benchmark di mercato che sono: il Brent estratto nel Mare del Nord come riferimento per l’Europa, il WTI (West Texas Intermediate) in riferimento al mercato statunitense ed il Dubai-Oman riferito ai mercati del Medio Oriente. L’unità volumetrica con cui il petrolio è scambiato è il barile, corrispondente a 152 litri o 49 galloni, e viene prezzato in dollari americani.

Sai perchè l’unità di misura energetica del petrolio è il TEP? Approfondisci all’interno dell’articolo link.